Storia

Il Judo


Jigoro KANO

Jigoro kano e nato a Mikage nell'ottobre del 1860. Nel 1870 giunse a Tokyo dalla cittadina di provincia Hyogo, ove risiedeva con la sua famiglia, il giovane Jigoro per continuare la sua formazione scolastica in Istituti d'Istruzione della Capitale. Essendo di piccola statura, e desiderando di irrobustirsi nel fisico piuttosto gracile praticò intensamente l'educazione fisica ed alcuni sport occidentali, fra cui il Baseball. Successivamente, dal 1877, anche per rintuzzare la rudezza dei suoi compagni di scuola, si interessò alle "arti marziali" e, seppur disapprovato dai familiari, prese lezioni di ju jutsu alla Tenjin Shinyo-ryu (Ryu: scuola) con i maestri Iso e H. Fukuda dai quali apprese i segreti del randori e dei kata. Al tempo stesso fu guidato dal maestro I. Ihikubo della Kito-ryu che insegnava uno stile di ju jutsu del tutto diverso. Inoltre il giovane Kano fece approfonditi studi su antichi testi di insegnamento (densho) di molte antiche Scuole di ju jutsu. Sempre ricoperto di piaghe, era soprannominato "unguento". Nel 1881 ottenne la laurea in lettere.Nel 1882 accettò l'impiego di insegnante alla Scuola dei Pari (Gakushuin). Nel frattempo aveva fatto le sue scelte fra i vari metodi di ju jutsu praticati fin dall'era Edo, e, coordinato un suo metodo particolare, per avere la possibilità di studiare ed elaborare le nuove tecniche, sentì la necessità di avere una sua sede, e con la collaborazione di soli nove amici-discepoli crea il KODOKAN (o Scuola per seguire la "Via").Secondo Alan W. Watts: "il ju jutsu è specificatamente la tecnica di un particolare modo di lotta, il JUDO è piuttosto la filosofia su cui questa tecnica si fonda".

II Judo Kodokan
Dapprima il dojo di Kano era di soli 12 tatami e si trovava in una saletta del tempio shintoista Eishoji sito nel quartiere Shimoya di Tokyo. Le tecniche che Kano prese a base per il suo metodo traggono origine principalmente dai Kata tradizionali della Scuola Kito-ryu. Molte altre tecniche di Judo furono modificate e affinate da quelle che in origine appartenevano alla Scuola Ju jutsu Kito-ryu e Tenjin Shinku-ryu; ma l'intima essenza del Judo, che faceva convergere forza e grazia, fu un concetto che Jigoro Kano sviluppò a poco a poco con una ricerca razionale e con metodo scientifico.Inoltre Kano si rese conto che i moderni atteggiamenti sociali potevano svilupparsi ulteriormente con la pratica del Judo.Nel 1882 la Scuola dei Pari diede vita ad un corso di Judo sotto la guida del Professor Kano . Ben presto il Ministero della Istruzione cominciò a prendere in considerazione i meriti delle varie Scuole di ju jutsu con animo disposto ad inserirlo fra le materie di studio accanto alla educazione fisica.Gli apporti di Kano alla materia furono riconosciuti validi e probanti dalle autorità scolastiche superiori, e l'insegnamento del "metodo Kano" cominciò ad aver vita all'Accademia Navale e nelle Università di Tokyo e di Keio. Kano fu inoltre incaricato di condurre uno studio sulle tecniche di insegnamento in uso negli altri Paesi e quando tornò dall'estero nel 1891 era imminente la guerra Cina-Giappone (1896). Questa minaccia sollecitò la diffusione del Judo nel Paese, e ben presto più di 1500 studenti si trovarono ad apprendere il Judo sui tatami del Kodokan di Tokyo, e nei centri di Kanojiku, Kyoto e Nirayama.L'attivita del Kodokan prendeva in tal modo la sua via verso l'espansione.Tra le molte benemerenze di Kano sono da annoverare il finanziamento dei viaggi che egli faceva compiere ai suoi migliori allievi, e che guadagnarono al Judo Kodokan larghi riconoscimenti in tutto il mando. Ben presto il Judo divenne materia integrante di studio nelle Scuole di tutto il Paese, e dovunque in Giappone si tenevano gare di Judo.
Sviluppo del KODOKAN

Nel 1934 fu costruito a Suidobashi (suburbio di Tokyo) un moderno e grande edificio che presto divenne la "mecca" del Judo di tutto il mondo.Sembrava che questo sport avesse raggiunto l'apice della diffusione. Nel 1938 il Giappone inviò il prof. Kano al Cairo perché rappresentasse la sua Nazione al 12° Convegno Generale del Comitato Olimpico Internazionale.La partecipazione ebbe grande successo e fu approvata la proposta di far svolgere i prossimi Giochi Olimpici a Tokyo. Il 4 maggio 1938, a pochi giorni di mare da Vancouver, nel Canada, a bordo della nave Hikawa-Maru, dopo aver svolto un giro di interessanti conferenze, il Professor Jigoro Kano si spegneva all'eta di 78 anni sulla stessa nave che stava per riportarlo in Patria dopo aver conseguito importanti risultati a favore del suo Paese.Appena il Giappone fu mobilitato per la Seconda Guerra Mondiale gli studenti furono arruolati in gran numero nell'esercito. II Ministero per il Benessere organizzò una sezione di Arti marziali e il Judo fu usato come tecnica di combattimento. Di nuovo l'arte usci dai dojo per l'applicazione sui campi di battaglia. Gli atteggiamenti militaristici pervasero il Paese e il Judo divenne materia di studio richiesta per i maschi dalla Scuola elementare fino all' Università. Oggi, in tutto il mando dov'è diventato tanto popolare, il Judo sta a indicare l'arte del Kodokan. Inteso come "mezzo" della flessibilità, e non come "pratica" dell'antico Ju jutsu, esercitato da uomini, donne e ragazzi il Judo viene considerato quale miglior mezzo per un'efficiente utilizzazione dell'energia mentale e fisica, nonché quale miglior metodo di cultura fisica e di difesa personale.
COSA VUOL DIRE JUDO

L'ideogramma JU ha, fin da tempi molto remoti, una vasta letteratura di interpretazione che si riallaccia dalle teorie del Taoismo a quelle dl famosi strateghi militari cinesi dl quei tempi. Molte "spiegazioni", che appaiono anche in documenti di antiche Scuole di jujitsu per la formazione dei samurai al servizio dei Daimyo delle varie epoche, sembrano astratte o esagerate, ma il panorama generale che se ne deduce è che la spiegazione del JU è basata su tecniche concrete, e su ciò è basato anche il pensiero del prof. Jigoro Kano, ideatore e creatore del Metodo Judo. Il carattere cinese JU ha diversi significati: può significare "morbido", può intendere "debole", può essere interpretato in alcuni casi "intrattabile". "sottomesso", in altri "gentile", "armonioso"; e in qualche caso come "a propria agio". Mentre le varie "arti marziali" dei samurai prendevano generalmente il nome dal mezzo, dall'arma usata, per il jujitsu ne fu fatta una eccezione. Le varie Scuole vollero introdurre il termine JU nel nome delle loro arti per sottolineare che tutte le buone tecniche erano basate sul principio che "la gentilezza può controllare la forza”. JU si può anche riferire a una giovane pianta; esprimere la flessibilità di un giovane albero che non teme che i suoi rami possano rompersi. La parola jujitsu, allora, può essere interpretata come un gruppo di tecniche che sono morbide, sottomesse, gentili. Inoltre, questo può essere meglio capito se JU e pensato come opposto di "duro". In un antico testo cinese di strategia militare (SanRyaku), scritto nel periodo Lou [1100-256 a.C.] c'è l'espressione: "Ju yoku go wo seisuru", la cui traduzione è "La dolcezza controlla la durezza" e inoltre "la debolezza controlla la forza", "la dolcezza è virtù, la durezza è male ". "i deboli sono aiutati, i forti sono attaccati". Il principio del JU in jujitsu. I concetti del Taoismo, il Libro dei cambiamenti (Yi-King) e il principio del "positivo" e del "negativo" della filosofia cinese ebbero una considerevole influenza sui praticanti il Jujitsu nel periodo Edo (dall'inizio del XVII secolo alla meta del XIX). E ciò risulta dagli archivi delle varie Scuole. La Scuola Sekiguchi non accentuava né la morbidezza né la durezza, ma una combinazione di entrambe. Questo era, per loro, il principio del JU che applicavano nella loro pratica. La Scuola Shibukawa sosteneva che JU significasse "trattabile", "sottomesso", mentre la Scuola Jikishin insegnava: "gentilezza fuori e robustezza dentro", e dichiarava che il JU era "dolcezza nella forza e forza nella dolcezza". La scuola dl Kito, che ebbe molte affinità con il Kodokan, era basata sui principi positivi e negativi della filosofia cinese; e ciò si rifletteva nel suo stesso nome: KI (che significa alzarsi) era il principio positivo, mentre TO (che significa cadere) era il principio negativo. I cinesi rappresentavano la forma negativa con IN, che significa "ombra" e quella positiva con YO che significa "luce". Cosi il principio della Scuola Kito era che " l'ombra poteva essere conquistata dalla luce. La luce poteva essere conquistata con l'ombra ". La Scuola Tenjinshinyo sottolineava che JU significava "sottomesso": il corpo deve obbedire alla mente.
L’ideogramma del DO viene letteralmente tradotto come via o mezzo per raggiungere un obiettivo, ma il suo significato è molto più profondo e lo si riscontra nel fatto che, lo stesso ideogramma, che nella lingua giapponese viene pronunciato come “DO”, in quella cinese, da cui a origine, come “TAO” termine forse più conosciuto, ma il cui significato, il cui senso, risulta essere lo stesso. Secondo molti sinologhi, il termine TAO o DAO (o DO in giapponese) esprime il concetto di movimenti ordinati della vita, la vita trascendente, l’innominabile, l’insondabile; è la via secondo cui va l’Universo, qualcosa che ci avvicina a Dio. Perché da Jujizu (anticamente Jujutu) a Judo Il DO è stato preferito dal Prof. Jigoro Kano, al Jutsu (arte) perché descriveva bene il cambiamento di scopo da raggiungere che il Judo proponeva nei confronti del Ju-Jutsu. In effetti il DO voluto dal Prof. Kano e in seguito adottato dal Kendo, dal Kyudo, dall'Aikido, ecc. apriva un capitolo nuovo in quella serie d'esperienze che vanno sotto il nome generico di Discipline di Combattimento Orientali (il termine "Arti Marziali" è un cattivo vocabolo occidentale). Per approfondire la comprensione di questa nuova idea, occorre osservare lo spirito con cui si praticava il Ju-Jutsu e per fare ciò ci rifaremo al modello di vita dei guerrieri giapponesi, confrontandolo con lo spirito che deve animare la pratica del Judo. Gli antichi guerrieri giapponesi, in cambio di una posizione sociale ed economica privilegiata, dovevano essere disposti a perdere affetti, averi, personalità e anche la propria vita senza la minima esitazione, per pagare il debito contratto con chi li manteneva in quella condizione (Signore Feudale). Nel Ju-Jutsu accadeva una cosa analoga: una categoria d'uomini accettava un modello di vita che comportava una condizione socioeconomica superiore a quella popolare (condizione datagli dal Clan che finanziava la scuola) e in cambio, questi uomini dovevano dedicarsi all'arte ed essere pronti a difendere anche a costo della vita il Clan, il Maestro e l'onore della scuola. Chi praticava in una scuola il Ju-Jutsu, anche senza riceverne vantaggi socioeconomici, imparava la Disciplina di Combattimento di quella scuola semplicemente per uno scopo: la necessità di poter utilizzare quest'insegnamento nel momento di uno scontro, esattamente come i suddetti guerrieri. Nel Judo, invece, pur praticando un'efficace tecnica d'attacco e di difesa, lo scopo che l'allievo deve raggiungere non è quello di una disciplina di combattimento per necessità d'ordine pratico, ma è per un miglioramento della condizione dei suo essere. Il Judo non propone una condizione socioeconomica privilegiata a chi vi si dedica, anzi indirizza il praticante a mettere a disposizione del gruppo, della società e dell'intera umanità le conoscenze e le realizzazioni raggiunte attraverso il metodo del Judo. Per cui fare Judo e non essere utili al mondo intorno a noi, non è lo scopo dei Judo. Inoltre i doveri dello studente-allievo verso il gruppo (la scuola) e il Maestro sono molto ridimensionati: in cambio della possibilità di migliorare, generalmente si chiede un contributo per la costruzione di una buon'atmosfera di pratica ed un contributo economico alle spese di gestione del Dojo. Il DO apre le porte delle Discipline di Combattimento anche a chi non ha le caratteristiche psicologiche del guerriero: questi può, grazie al DO, praticare gli attacchi e le difese traendone un beneficio in più direzioni. Leggendo gli estratti delle conferenze del Prof. Kano pubblicati dal Kodokan di Tokyo, risulta evidente che la disciplina di combattimento chiamata Judo è stata ideata semplicemente per formare un uomo migliore. Quest'uomo dovrà ottenere un fisico migliore, dovrà diventare efficace nel combattimento per comprenderne l'intima essenza, dovrà arrivare attraverso la pratica degli attacchi e delle difese a superare e trascendere il concetto di vittoria e di sconfitta. In altre parole il Judo è educazione dell'essere umano sia a livello fisico sia mentale e spirituale, attacco e difesa, elevazione morale e infine sistema di vita. Il DO secondo Kano, comincia proprio quando si superano le nozioni di vittoria e di sconfitta. Il DO implica l'azione nel tempo presente, vissuta intensamente, senza esitazione dovuta a pensieri nel futuro o nel passato.
Le diverse tendenze dell' Est e dell' Ovest

Le tendenze nelle varie province, ed in particolare tra l'Ovest e l'Est, differiscono leggermente, non nella tecnica ma nello spirito che le anima (la vittoria in campionato per gli uni, la tecnica e la sviluppo della personalità per gli altri). II maestro Kano utilizzò questa tendenza per assicurare l'evoluzione del Judo, organizzando ogni anno competizioni tra Rossi e Bianchi (Est ed Ovest), la cui tradizione è ancora viva.Si comprendono meglio queste tendenze conoscendo a fonda la storia del Giappone. Per diversi secoli, fino alla data relativamente recente del 1853, il Giappone fu diviso in due clan ugualmente potenti, che si dilaniarono in lotte sanguinose. II clan dell'Ovest era composto di uomini rudi, guerrieri, montanari; rappresentava l'antica civiltà per i contatti avuti con la Cina nel periodo della sua piena decadenza. L'Est pur rispettando le tradizioni, era più liberale e, non trascurando l'influsso europeo, rappresentava l'avvenire del Giappone. La sua vittoria aprì l'era del progresso ed oggi è divenuta la parte del Giappone più avanzata culturalmente ed industrialmente. Kyoto, che ha avuto la fortuna di essere risparmiata dall'ultima guerra, resta la città ricca di ricordi del passato; i suoi antichi templi ed i suoi palazzi sono gelosamente conservati dal Governo. Fu prima cura del maestro Kano, quando dopo dieci anni di lotte poté affermare la validità del Judo del Kodokan, di inviare i suoi migliori allievi come istruttori in tutte le regioni del Giappone. Nell'ottobre 1889 mandò Soro Ituro alla scuola buddista di Kyoto, poi in dicembre, sotto le sue direttive, M. Shikaya vi crea una filiate del Kodokan chiamata Sujimi-Tyo Doyo, che doveva diventare il Butokukai (associazione d'arte militare). In seguito Kano andò a Kyoto per assumere la carica di Amministratore del Ministero dell'Educazione e vigilò particolarmente sullo sviluppo del Judo nell'Ovest del Giappone (celebri maestri come Yamashita, Oki, Isogai, Yokoyama, Maeda, Honda, Tahari, Suzuki vennero dal Kodokan di Tokio per permettere la sviluppo del Butokukai che la stesso Kano aveva inaugurato it 2 ottobre del 1898 con le stesse norme e regolamenti del Kodokan). Sotto tale direzione il Butokukai prosperò rapidamente. Poi i suoi membri, in ossequio all'antica rivalità, accarezzarono l'idea di vincere il Kodokan in campionato. Essendo l'Est invincibile nel Tachi Waza (lotta in piedi) l'Ovest si specializzò nel Ne Waza (lotta a terra) e lo dimostra il fatto che i vecchi campioni dell'Ovest sono tutti specialisti di lotta a terra. Ben presto, con l'aiuto di tattiche che sfruttavano le debolezze del regolamento (blocco sistematico, combattimento soltanto a terra, ecc.) Kyoto ottenne molte vittorie rimarchevoli. Da questa epoca datano i regolamenti destinati a conservare lo spirito e l'avvenire del Judo come la proibizione di simulare una proiezione al solo scopo di condurre l'avversario a terra.


"Il JUDO non è soltanto uno sport.
Io lo considero un principio di vita, un'arte e una scienza [...]
Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore,
politica, nazionalista, razziale, economica, od organizzata per altri interessi.
Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità."


JIGORO KANO


ll JUDO ha la natura dell'acqua. Eccola, turbinante nelle cascate del Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante
in una fresca sorgente scoperta un giorno d'estate. Questo è il principio del JUDO


GUNIJI KOIZUMI